In inverno un tale
Gino ci scrisse.
Incuriosite lo incontrammo per prenderci un caffé alla Linea in una giornata di sole. Gli raccontammo del bigatour.
Si sa, i giornalisti sono un po' tutte delle prime donne -
noi non da meno eh- e ,con il potere e la magia della loro penna, possono trasformarti dall'essere "veline che si vogliono fare conoscere in bicicletta"a "le donne avventura dei poveri precari".
Questa volta però le parole di Gino Cervi sono arrivate dritte al cuore.
In queste giornate di pioggia,
dove tutti abbiamo tanto bisogno di primavera, le
sei ( S E I !!!) pagine dedicate al Bigatour sulla rivista
Cycle Magazine ci hanno riempito il cuore di sole e di gioia.
Sfogliarlo, vederci, leggerci è stato
emozionate. Lacrime a go go e una bella iniezione di karma positivo.
Vi lasciamo un piccolo
estratto e qualche
foto stupido-auto-celebrativa per il resto lo trovate in libreria insieme ad altre storie e racconti sulla bicicletta.
Grazie Gino. Grazie Cycle. Grazie davvero
"Un tardo pomeriggio di una domenica di giugno, tornando in auto dal mare verso Bologna, per evitare il traffico congestionato dell’A14 e della SS9 quattro amiche si perdono per gli Stradelli Guelfi, mitica via di fuga che da San Lazzaro arriva fino a Cervia bordeggiando autostrada e via Emilia.
Mentre l’ultimo sole colora di rosso la pianura e gli Appennini, le amiche si guardano intorno, e si domandano che cosa ci fanno inscatolate dentro l’auto. La risposta, a una sola voce, è: «Come sarebbe bello fare queste strade con le nostre bici!». Narra la leggenda che qui abbia di fatto inizio il Bigatour. Una svoltache ha fatto epoca, quasi quanto quella della Bolognina, ma per fortuna senza nemmeno versare una lacrima. Solo sorrisi.
Tutta colpa degli Stradelli Guelfi
Nel gergo bolognese la “biga” è la bici. Come in molte altre città emiliane, anche a Bologna – che, come tutti sanno, ha «il seno sul piano padano, e il culo sui colli» – la biga è da un secolo popolarissimo mezzo di trasporto. Pedalare a Bologna, nonostante si sia fatto molto per impedirlo, o quanto meno renderlo complicato, resta una tradizione ben radicata, che si trasmette di generazione in generazione.
Le nostre quattro amiche hanno bici normali, senza cambi, a volte anche meno che normali; insomma, spingono pedali e stringono manubri sostanzialmente buoni per gli spostamenti quotidiani: il lavoro, la scuola, la spesa... Mica per Grandi Tour. Ma non è questo a fermarle. Ormai hanno deciso, in quel fatidico pomeriggio: le vacanze estive saranno in bicicletta. Sì, ma perché limitarsi a una corsa al mare lungo gli Stradelli Guelfi? Le quattro amiche nel frattempo sono diventate sei."
... continua sulle pagine di CYCLE2!
...oppure quando ci vedete in
giro fermateci che vi facciamo leggere tutto... noi ce lo abbiamo in borsa e ce ne vantiamo sfogliandolo nei momenti di tristezza ;)